Dichiarazione introduttiva alla conferenza stampa
Mario Draghi, Presidente della BCE,
Vítor Constâncio, Vicepresidente della BCE,
Francoforte sul Meno, 16 luglio 2015
Signore, Signori,
è con grande piacere che insieme al Vicepresidente vi porgo il benvenuto alla conferenza stampa. Vi esponiamo ora gli esiti della riunione odierna del Consiglio direttivo, alla quale ha assistito anche il Vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis.
Sulla base della consueta analisi economica e monetaria e in linea con le indicazioni prospettiche (forward guidance), abbiamo deciso di lasciare invariati i tassi di interesse di riferimento della BCE.
Per quanto concerne le misure non convenzionali di politica monetaria, i programmi di acquisto di attività continuano a procedere in modo regolare. Come precisato in altre occasioni, gli acquisti mensili per 60 miliardi di euro saranno effettuati, secondo le intenzioni, sino alla fine di settembre 2016 e in ogni caso finché non riscontreremo un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione, coerente con il nostro obiettivo di conseguire tassi di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine. Nel condurre la sua valutazione, il Consiglio direttivo seguirà la propria strategia di politica monetaria e si concentrerà sulle tendenze dell’inflazione e sulle prospettive di medio periodo per la stabilità dei prezzi.
Nel complesso, le informazioni che si sono rese disponibili dopo la riunione del Consiglio direttivo degli inizi di giugno sono essenzialmente in linea con le nostre attese. I recenti andamenti nei mercati finanziari, che riflettono in parte la maggiore incertezza, non hanno mutato la valutazione del Consiglio direttivo di un ampliamento della ripresa economica nell’area dell’euro e di un graduale incremento dell’inflazione nei prossimi anni. L’orientamento di politica monetaria della BCE rimane accomodante e, nell’insieme, le aspettative di inflazione ricavate dai mercati hanno registrato una stabilizzazione o un ulteriore recupero dopo la nostra riunione degli inizi di giugno. Le ultime informazioni restano inoltre coerenti con il procedere della trasmissione delle misure di politica monetaria al costo e alla disponibilità del credito per famiglie e imprese. Le nostre misure continuano pertanto a contribuire alla crescita economica, alla riduzione del margine di capacità produttiva inutilizzata e all’espansione della moneta e del credito. La piena attuazione di tutte le nostre misure di politica monetaria determinerà un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo e consoliderà il fermo ancoraggio delle aspettative di inflazione a medio-lungo termine.
In prospettiva, continueremo a seguire con attenzione la situazione dei mercati finanziari, nonché le potenziali implicazioni per l’orientamento di politica monetaria e per le prospettive sulla stabilità dei prezzi. Se alcuni fattori dovessero indurre un inasprimento ingiustificato della politica monetaria o se le prospettive per la stabilità dei prezzi dovessero mutare in modo sostanziale, il Consiglio direttivo reagirebbe ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del proprio mandato.
Passo ora a illustrare in modo più approfondito la nostra valutazione delle informazioni pervenute, iniziando dall’ analisi economica. Nell’area dell’euro il tasso di crescita del PIL in termini reali sul periodo precedente è stato confermato allo 0,4% nel primo trimestre del 2015, sostenuto dai contributi dei consumi privati e degli investimenti. I risultati delle ultime indagini congiunturali, disponibili fino a giugno, restano coerenti con il procedere di una crescita moderata nel secondo trimestre. In prospettiva, ci attendiamo un maggiore ampliamento della ripresa economica. La domanda interna dovrebbe essere sorretta ulteriormente dalle nostre misure di politica monetaria e dal favorevole impatto sulle condizioni finanziarie, nonché dai progressi compiuti sul fronte del risanamento dei conti pubblici e delle riforme strutturali. Inoltre, il recente calo dei prezzi del petrolio dovrebbe fornire altro sostegno al reddito disponibile reale delle famiglie e alla redditività delle imprese, e quindi ai consumi privati e agli investimenti. In aggiunta, la domanda di esportazioni dell’area dell’euro dovrebbe beneficiare della maggiore competitività di prezzo. Tuttavia, il rallentamento in atto nei paesi emergenti seguita a pesare sulle prospettive per l’economia mondiale ed è probabile che la crescita nell’area dell’euro continui a essere frenata dai necessari aggiustamenti dei bilanci in diversi settori e dalla lenta attuazione delle riforme strutturali.
I rischi al ribasso per le prospettive economiche dell’area dell’euro sono stati in generale contenuti grazie alle nostre decisioni di politica monetaria e all’evoluzione dei corsi petroliferi e del cambio.
L’inflazione ha raggiunto il livello minimo agli inizi dell’anno per poi tornare in territorio positivo negli ultimi mesi. L’Eurostat rileva per l’area dell’euro un’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC dello 0,2% a giugno, in lieve calo rispetto allo 0,3% di maggio. Secondo le informazioni disponibili e i prezzi correnti dei contratti future sul greggio, dovrebbe rimanere bassa nei prossimi mesi per poi aumentare sul finire dell’anno, anche per gli effetti base connessi al calo delle quotazioni petrolifere al termine del 2014. Nel 2016 e nel 2017 l’inflazione dovrebbe aumentare ancora, sostenuta dall’atteso recupero dell’economia, dall’impatto del deprezzamento dell’euro e dall’ipotesi, incorporata nei contratti future, di un lieve rincaro del petrolio nei prossimi anni.
Il Consiglio direttivo continuerà a seguire con attenzione i rischi per le prospettive sull’andamento dei prezzi nel medio periodo. In particolare guarderemo agli effetti delle misure di politica monetaria, agli sviluppi geopolitici e agli andamenti dell’energia e del cambio.
Passando all’ analisi monetaria, i dati recenti confermano una solida crescita dell’aggregato monetario ampio (M3). Il tasso di incremento sui dodici mesi di M3 è stato in maggio del 5,0%, rispetto al 5,3% di aprile. Questa evoluzione continua a essere fortemente sostenuta dalle componenti più liquide, con una crescita sui dodici mesi dell’aggregato monetario ristretto M1 pari all’11,2% in maggio.
La dinamica dei prestiti ha continuato a segnare un miglioramento. Il tasso di variazione sui dodici mesi dei prestiti alle società non finanziarie (corretto per cessioni e cartolarizzazioni) è aumentato dal -0,1% allo 0,1% fra aprile e maggio, proseguendo la sua graduale ripresa dal minimo del -3,2% registrato a febbraio 2014. Questo andamento è coerente con l’evidenza positiva emersa dall’indagine sul credito bancario per il secondo trimestre del 2015. Le banche hanno segnalato il protrarsi di un allentamento netto dei criteri per l’erogazione dei prestiti alle imprese, più accentuato rispetto alle aspettative rilevate nell’indagine precedente. Si è ulteriormente accresciuta la domanda netta di prestiti alle imprese, sostenuta dalla domanda di credito per investimenti fissi. Si è ridotta la frammentazione della domanda di credito a livello dei singoli paesi e le operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine hanno contribuito a migliorare termini e condizioni dell’offerta. Malgrado questi miglioramenti, la dinamica dei prestiti a favore delle società non finanziarie resta moderata e continua a riflettere, con il consueto scarto temporale, la sua relazione con il ciclo economico, nonché il rischio di credito, i fattori dell’offerta di credito e gli aggiustamenti in atto nei bilanci dei settori finanziario e non finanziario. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti alle famiglie (corretto per cessioni e cartolarizzazioni) è aumentato dall’1,3% all’1,4% fra aprile e maggio. Nel complesso, le misure di politica monetaria da noi messe in atto da giugno 2014 sono di chiaro sostegno a un miglioramento sia delle condizioni di prestito per famiglie e imprese sia dei flussi di credito nell’intera area dell’euro.
In sintesi, la verifica incrociata degli esiti dell’analisi economica con le indicazioni derivanti dall’analisi monetaria conferma la necessità di mantenere una salda rotta di politica monetaria, con la risoluta attuazione delle relative decisioni assunte dal Consiglio direttivo. La piena realizzazione di tutte le nostre misure di politica monetaria fornirà il necessario sostegno alla ripresa economica dell’area dell’euro e determinerà un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine.
La politica monetaria si incentra sul mantenimento della stabilità dei prezzi nel medio periodo e il suo orientamento accomodante concorre a sostenere l’attività economica. Tuttavia, per poter fruire appieno dei benefici derivanti dalle nostre misure di politica monetaria, le altre politiche devono fornire un contributo decisivo. Tenuto conto della persistenza di una disoccupazione strutturale elevata e della modesta crescita del prodotto potenziale nell’area dell’euro, la ripresa ciclica in atto dovrebbe essere sostenuta da politiche strutturali efficaci. In particolare, per accrescere gli investimenti, favorire la creazione di posti di lavoro e aumentare la produttività, in diversi paesi devono acquisire slancio la realizzazione delle riforme nei mercati dei beni e servizi e del lavoro e gli interventi volti a migliorare il contesto in cui operano le imprese. Un’attuazione tempestiva ed efficace di queste riforme, in condizioni di politica monetaria accomodante, non solo indurrà una crescita sostenibile più elevata nell’area dell’euro, ma avrà anche l’effetto di alimentare aspettative di redditi permanentemente più alti. Le politiche di bilancio dovrebbero favorire il recupero dell’economia pur restando aderenti al Patto di stabilità e crescita. La piena e coerente attuazione del Patto è fondamentale per la fiducia nel nostro quadro di riferimento per le finanze pubbliche.
Siamo ora a disposizione per rispondere alle vostre domande.
Per l’esatta formulazione del testo approvato dal Consiglio direttivo si rimanda alla versione inglese.
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